Sarmatae seu Graecius "Sauromates",[1] Scythae gentes, incolebant immensam regionem in septentrione Ponti Euxini, inter Tanaim flumen et Rham flumen. Nullam urbem condiderunt, nam semper per campos vagabantur venatum et pastum.
Punicorum bellorum tempore migraverunt Sarmatae ad terras inter Vistulam et Tanaim, quae regio proprie Sarmatia vocatur debet. Ut periti equites, a Romano Imperio stipendae sunt ad limitem custodiendum, itaque civitates Franciae nonnullas , Sermaise vel etiam Sermizelles nomine, quod Sarmatas commemorat, hodie inveniuntur.
Nexus interni
Fontes antiqui[recensere | fontem recensere]
- Ovidius, Tristia 2.198 et alibi
- Plinius, Naturalis historia 6.38 et alibi
- Tacitus, Germania 1, 17, 43, 46
Notae[recensere | fontem recensere]
Nexus interni
Sarmati
Sarmati | |
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I Sarmati nelle loro regioni originarie | |
Nomi alternativi | Sarmatae |
Sottogruppi | Iazigi, Roxolani (o Rossolani), Aorsi e Alani |
Luogo d'origine | Russia meridionale |
Periodo | Almeno dal IX secolo a.C. al V secolo d.C. |
Popolazione | Popoli iranici |
Lingua | Lingua iranica |
Religione | zoroastrismo |
I Sàrmati (singolare: sàrmata[1][2]; dal greco antico Σαρμάται) furono un popolo iranico e quindi, come gli Sciti, facevano parte della famiglia linguistica iranica (una famiglia linguistica indoeuropea). Aperti alla cultura e alla religione persiana, si dividevano probabilmente in quattro tribù: Iazigi, Roxolani (o Rossolani), Aorsi e Alani.
Essi in origine abitavano le steppe lungo il Volga, le regioni pedemontane degli Urali meridionali e la steppa del Kazakistan occidentale. Nei loro territori d'origine essi si scontrarono con i Battriani, i Parti e i Sogdiani. In diversi periodi e a diverse ondate essi si spinsero verso occidente.
Le popolazioni sarmatiche erano a loro volta suddivise in:
- Roxolani, i quali si insediarono nei territori occupati dagli Sciti a nord e a nord ovest del Mar Nero (tra il III secolo a.C. e il II d.C.) e con essi, in un primo momento, stabilirono un rapporto di alleanza. Quando questo rapporto venne meno i Sarmati conquistarono i territori degli Sciti assoggettando la popolazione al loro potere.
- Iazigi, i quali si insediarono nei territori a ovest dei Daci, a sud dei Germani e sia a est sia a nord del Danubio tra il III secolo a.C. e il II d.C.
- Aorsi, dei quali si sa poco: è probabile che si fossero stanziati nei pressi del regno del Bosforo a sud-est degli Alani.
- Alani, i quali si insediarono ad est del Mar Nero a nord del Caucaso e degli Aorsi e qui ci vengono descritti dai Romani come allevatori di cavalli. Furono la popolazione Sarmatica di più lunga durata, in parte si convertirono al cristianesimo ortodosso nel IX secolo, combatterono contro i Mongoli prima, e accanto ad essi poi (una serie di tombe, forse di guerrieri Alani cristiani è stata rinvenuta in una necropoli mongola in Corea); gli Alani rimasti si stabilirono sul Caucaso occidentale, dove subirono una più o meno forte influenza turca ed islamica nel XIV-XVII secolo, e poi un processo di parziale russificazione tra il tardo Settecento e i giorni nostri. Attualmente sono noti come Osseti.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Epoca greco-persiana[modifica | modifica wikitesto]
Si scontrarono con i Persiani durante il regno di Dario I il Grande, il quale decise che per rendere più sicuri i confini dell'Impero bisognasse assoggettare i popoli che vivevano sulle montagne del Caucaso nord-orientale.
Epoca romana[modifica | modifica wikitesto]
Con i Romani non ebbero sempre rapporti pacifici e anzi spesso si fronteggiarono in lunghe guerre fin dai tempi di Augusto. Al tempo di questo imperatore romano sappiamo dalle sue Res Gestae Divi Augusti che:
(LA) «31. [...] Nostram amic[itiam petie]run[t] per legat[os] Bastarnae Scythaeque et Sarmatarum qui sunt citra flumen Tanaim et ultra reges. Albanorumque rex et Hiberorum e[t Medorum].» | (IT) «31. [...] Chiesero la nostra amicizia per mezzo di ambasciatori i Basrani, gli Sciti e i re dei Sarmati che abitano al di qua e al di là del fiume Tànai[3], e i re degli Albani, degli Iberi e dei Medi .» |
Sul finire del I secolo-inizi del II d.C., Roxolani e Iazigi (alleati per tutto il I secolo d.C. di Roma) si schierarono contro i Romani con i Daci per difendere questi ultimi da Traiano che intendeva conquistarne i territori, e fu proprio Traiano a sconfiggerli durante la campagna.
Sappiamo che ai tempi dell'imperatore romano, Marco Aurelio, quest'ultimo voleva fare dei territori compresi nell'arco carpatico tra Dacia e Pannonia inferiore una nuova provincia chiamata Sarmatia.
Nel corso del III secolo d.C. i Sàrmati per via della conquista dei Goti dei territori a nord del Mar Nero si divisero in 2 gruppi: uno occidentale e uno orientale.
Al tempo di Costantino I, dopo che quest'ultimo li combattè in numerose occasioni, i Romani costruirono tutta una serie di terrapieni al di là del Danubio, nella pianura ungherese, per allentare la pressione di Goti e Gepidi lungo i territori degli alleati Iazigi, "appoggiati" alla vicina frontiera pannonica. Questo sistema di fortificazioni viene oggi comunemente chiamato: "Diga del Diavolo" e partiva di fronte ad Aquincum per poi seguire parallelamente il fiume Tisza, alla sua sinistra, e raggiungere la fortezza legionaria di Viminacium.
Nel 375, dall'Oriente giunsero gli Unni, che dopo aver fatto strage degli Alani accolsero i resti delle loro tribù nel loro esercito diretto verso Occidente. I vari gruppi di Sarmati furono a volte alleati dei Romani contro gli altri barbari ma altrettante volte furono nemici di Roma saccheggiandone i territori periferici e non solo: gli Alani infatti si unirono ai Vandali nella conquista dell'Africa al punto che il sovrano vandalo poté assumere il titolo di "re dei Vandali e degli Alani".
I Sarmati che come altri barbari a partire dal II-III secolo ottennero di stabilirsi nel territorio dell'Impero in cambio dovevano fornire soldati all'esercito. Già Marco Aurelio impiegò un contingente di questi ottimi cavalieri in Britannia. La Notitia Dignitatum attesta la presenza nei primi anni del V secolo di 15 colonie militari di Sarmati anche in Italia, soprattutto nella pianura del Po, sotto il comando di un Praefectus Sarmatarum gentilium. Secondo quel documento una di queste guarnigioni era stanziata nell'odierna provincia di Cuneo, a Pollentia (oggi Pollenzo), nota per essere stata teatro nel 402 della battaglia tra i Visigoti di Alarico e i Romani, fra le cui file erano presenti cavalieri Sarmato-Alani. In seguito si sarebbero spostati sul più sicuro e poco distante altopiano alla confluenza fra il Tanaro e la Stura di Demonte, dove oggi sorge il piccolo paese di Salmour che si ipotizza derivi il nome da quell'antico insediamento (Sarmatorium).[4][5] Un'altra probabile colonia di Sarmati ad aver lasciato il segno nella toponomastica locale fu Sarmaticula (oggi Sarmeola di Rubano), presso Padova.
Società[modifica | modifica wikitesto]
Organizzazione militare[modifica | modifica wikitesto]
I Sarmati erano abili cavalieri e in battaglia si dividevano in cavalieri pesanti (catafratti, i quali indossavano armature formate da squame metalliche e armati con il kontos, la lunga lancia da impatto sarmatica) e leggeri (arcieri a cavallo). Sin dal II secolo unità di cavalleria pesante sarmata furono arruolati tra le truppe ausiliarie dell'esercito romano, in particolare dall'Imperatore Marco Aurelio (121-180 d.C.), che ne mandò ben 5.000 in Britannia. Questi vennero stanziati nella guarnigione di Bremetenacum Veteranorum (Ribchester, nel Lancashire), consentendo una diretta influenza dei catafratti romani sulla cavalleria degli eserciti barbari durante il periodo delle grandi invasioni. Secondo una teoria risalente agli anni settanta la leggenda di Re Artù, l'archetipo del cavaliere medioevale, venne ispirato proprio da queste unità di cavalleria sarmata, pesantemente protette da armature a scaglie e dotate di "staffe", innovazione per la cavalleria romana.
Lo storico Publio Cornelio Tacito afferma che l'armatura dei capi roxolani e dei nobili più importanti era intrecciata di lamine di ferro o di cuoio durissimo, che rendeva il peso di questa elevato.[6]
Lo storico Ammiano Marcellino li descrive nel IV secolo in modo molto simile a ciò che ancora è visibile sulla Colonna Traiana degli inizi del II secolo:
«Esperti più in razzie che in campo aperto, portano aste più lunghe del consueto ed indossano corazze formate da piastre di corna raschiate e levigate, adattate come piume sulle loro vesti di lino. I loro cavalli vengono spesso castrati, al fine di evitare che si imbizzarriscano, eccitandosi nel vedere le femmine, o nelle imboscate, divenuti focosi, non tradiscano i loro cavalieri con frequenti nitriti. Montano questi cavalli veloci ed obbedienti, cavalcano per spazi immensi quando inseguono i nemici o se sono in fuga; a volte ne portano con sé un altro, o anche due, affinché con il cambio, le forze degli animali si riprendano grazie all'alternanza del riposo.» |
(Ammiano Marcellino, Storie, XVII 12.2-3.) |
Religione[modifica | modifica wikitesto]
Lo zoroastrismo, nel tempo diffusosi soprattutto tra i popoli iranici d'Europa (Sciti e Sarmati, per esempio) e d'Asia, fu la religione favorita dalle due grandi dinastie dell'antica Persia, gli Achemenidi e i Sasanidi. Comunque, poiché non sono sopravvissute fonti scritte persiane contemporanee di quel periodo, è difficile descrivere la natura dell'antico zoroastrismo in dettaglio.
Diritto[modifica | modifica wikitesto]
Economia[modifica | modifica wikitesto]
Lingua[modifica | modifica wikitesto]
Cultura[modifica | modifica wikitesto]
Arte[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su www.dipionline.it. URL consultato il 1º giugno 2018.
- ^ Migliorini et al (1981) Dizionario d'ortografia e di pronunzia. Torino: ERI., su dizionario.rai.it.
- ^ Τἀναἵς (Tanais in latino) era il nome greco arcaico del fiume Don oltre al nome di una colonia greca (fondata nel III secolo a.C., ma l'area era visitata dai greci fin dal VII secolo) situata proprio in corrispondenza della foce del fiume.
- ^ Andrea Abre, Al Calar dei Barbari. Cronache dal Piemonte dei "secoli bui" V-X secolo, Ed. L'Artistica Editrice, 2009, ISBN 978-88-7320-229-5.
- ^ altri riferimenti (PDF), su regione.piemonte.it. URL consultato il 24 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2014).
- ^ Tacito, Historiae, I, 79.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Augusto, Res Gestae Divi Augusti, 31.
- Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LI, 23-25.
- Dalpozzo A., Ghiglione B., Massa G., Ombrello A., Le colonie militari dei Sarmati nel Piemonte occidentale, in «BSSSAACn», 67 (1972), pp. 135-140.
- SARMATI, in Enciclopedia Italiana, I appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1938, sarmati. URL consultato il 6 maggio 2014.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti
Sármatas
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Sármatas (em latim: sarmatae) ou sauromatas (em latim: sauromatae) eram um povo a quem Heródoto no século V a.C. localizou na fronteira oriental da Cítia além do rio Tánais (Don). Eles eram povos iranianos relacionados com os citas e os Sacas. Os numerosos nomes pessoais iranianos nas inscrições gregas da costa do Mar Negro indicam que os sármatas falavam um dialeto iraniano norte-oriental relacionado com o sogdiano e com o osseto.
História
Heródoto (4.110-117) relata um conto da origem dos Sauromatae, como os descendentes de um bando de jovens citas e de um grupo de amazonas, desta forma explicando o que poderia ter sido a sua língua iraniana norte-oriental - uma forma impura do cita - e a forma pouco comum de liberdade das mulheres Sauromatae, inclusive participando das guerras - uma herança de suas ancestrais amazonas. Escritores posteriores chamavam a alguns deles de "Sarmatae governados por mulheres" (γυναικοκρατούμενοι). Hipócrates (De Aere, etc., 24) os classificou como citas.
Tácito menosprezou os sármatas (Germânia, cap. 46), colocando-os como habitantes das florestas, não das estepes, tendo um "aspecto degradado"; sua visão dos sármatas como "vivendo montados e em vagões" soa mais apropriada.
Depois, Pausânias, vendo oferendas comemorativas próximo à Acrópole de Atenas no século II (Descrição da Grécia 1.21.5-6) encontrou entre elas
- "um peitoral sármata. Vendo isto um homem dirá que não menos que os gregos estes estrangeiros são hábeis nas artes: para os saurómatas (Sauromatae) que não têm ferro, nem o extraíram nem o importaram ainda. Eles não se comportam , na realidade, como os outros estrangeiros à sua volta. Para suprir essa deficiência eles têm planejado invenções. No lugar de ferro, eles usam ossos nas suas lanças cortantes, e madeira de cornel [um tipo de arbusto europeu] para seus arcos e flechas, com pontas de osso nas flechas. Eles lançavam um laço em volta de qualquer inimigo que eles encontrassem, e então giravam seus cavalos derrubando o inimigo capturado com o laço."
- "Seus peitorais eles faziam da seguinte forma: cada homem possui muitas éguas, e a terra não é dividida em lotes privados, nem possui qualquer coisa exceto árvores selvagens, sendo as pessoas. Essas éguas eles não usam apenas para a guerra, mas também em sacrifícios para os deuses locais e como fonte de comida. Seus cascos eles recolhem, limpam, e deles fazem chocalhos como o de cobras. Quem nunca viu uma cobra com chocalho ao menos deve ter visto uma pinha ainda verde. Quem os vir não se equivocará se comparar o produto dos cascos com os segmentos que são vistos numa pinha. Essas peças eles furam e costuram juntos com tendões de cavalos e bois, e então os usam como peitorais que são tão belos e fortes como os dos gregos. Para que eles possam se proteger dos objetos arremessados e das pancadas no combate corpo a corpo."
A grande maioria dos nomes bárbaros que ocorrem nas inscrições de Ólbia, Tánais e Panticapeu são supostamente sármatas, sendo conhecidos das línguas iranianas agora faladas pelos ossetos do Cáucaso (o osseto), que são supostamente os modernos representantes dos sármatas e podem ser mostrados como sendo diretamente ligados aos alanos, uma das tribos sármatas.
No século III a.C. parecem ter suplantado os citas nas planícies onde hoje é o sul da Ucrânia, onde se mantiveram dominantes até as invasões hunas e góticas. Suas principais divisões eram os roxolanos; os iáziges, com quem os romanos tinham negócios no Danúbio e e no Tisza; os taifalos e os alanos.
Heródoto descreve a aparência física dos sármatas como louros, vigorosos e bronzeados.
Os sármatas ainda eram uma força com a qual os romanos tinham que lidar no século IV. Amiano Marcelino (29.6.13-14) descreve várias derrotas que os invasores sármatas infligiram às forças romanas na província de Valéria na Panônia no final de 374, quando eles quase aniquilaram uma legião convocada da Mésia e uma da Panônia, que haviam sido enviadas para interceptar um bando sármata que havia perseguido um graduado oficial romano chamado Equício dentro do território romano.
O termo Sarmácia é aplicado pelos antigos escritores ao que é conhecido como Europa central e oriental, inclusive tudo o que as antigas autoridades chamavam de Cítia, sendo esse nome transferido para regiões mais a leste. A Geografia de Ptolomeu mostra mapas da Sarmácia europeia e asiática. [1]
Pesquisas recentes
Em uma recente escavação de sítios sármatas por Jeannine Davis-Kimball, foi encontrada uma tumba onde terão sido enterradas guerreiras, proporcionando dessa forma algum crédito ao mito grego das amazonas. Após as escavações de 2003, ela e Joachim Burger compararam as evidências genéticas do sítio com os nômades cazaques e encontraram uma impressionante ligação genética - verificada depois pela Universidade de Cambridge [2] - levando a crer que a tese de que os povos turcos que se expandiram para essa região não exterminaram nem expulsaram completamente os habitantes iranianos originais, mas na verdade assimilaram um número significante deles.
Reis conhecidos
Ver também
Referências
- Brzezinski, R., et al, The Sarmatians 600 BC-AD 450 (in series Men-At-Arms 373) ISBN 1-84176-485-X
- Davis-Kimball, Jeannine. 2002. Warrior Women: An Archaeologist's Search for History's Hidden Heroines. Warner Books, New York. 1st Trade printing, 2003. ISBN 0-446-67983-6 (pbk).
- Tadeusz Sulimirski, The Sarmatians (vol. 73 in series "Ancient People and Places") Praeger Publishers, 1970
Sarmates
Sarmates | |
Cataphractaires sarmates auxiliaires de Rome : bas-relief de la colonne de Trajan représentant un épisode de la guerre des Daces. | |
Période | ive siècle av. J.-C.-ive siècle |
---|---|
Ethnie | Indo-Européens |
Langue(s) | Rameau indo-iranien |
Région d'origine | Entre le Don et l'Oural |
Rois/monarques | Amagê |
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Les Sarmates (Sauromates pour les Sarmates protohistoriques) sont un ancien peuple cavalier scythique de nomades de la steppe pontique, appartenant sur le plan ethno-linguistique au rameau iranien septentrional du grand ensemble indo-européen. Ils sont signalés à l'origine entre les fleuves Tanaïs et Daïkos (actuellement le Don et l'Oural).
Étymologie[modifier | modifier le code]
Le nom de Sauromates, employé par Hérodote, pourrait provenir du grec sauros, « lézard » par allusion à leurs armures à écailles, mais cette interprétation est contestée1 et des étymologies iraniennes ont aussi été proposées : Harold Walter Bailey (1899-1996) envisage l'avestique sar- (« bondir ») proche de l'ancien iranien tsarati, tsaru- (« chasseur »)2 et Oleg Troubatchev rapproche ce nom du mythe des Amazones en suggérant l'indo-aryen *sar-ma(n)t (« puissance des femmes »), de l'indo-iranien *sar- (« femme ») avec le suffixe -ma(n)t/wa(n)t (« fort »)3.
Géographie[modifier | modifier le code]
La Sarmatie4 se trouvait dans une vaste région naturelle, que les géographes actuels nomment « steppe pontique », et qui avait pour limites : au nord des terres couvertes de forêts inconnues des Anciens, à l'ouest la Vistule qui cependant ne traçait pas une limite certaine entre les populations sarmates et germaniques (dont quelques-unes s'étendaient assez loin à l'est de ce fleuve), au sud le Pont-Euxin (mer Noire, où ils étaient en contact avec les Grecs), et à l'est une limite variable fluctuant entre les fleuves Rá (Ρά, ancien nom de la Volga, ou Lycus selon certains auteurs antiques) et Daïkos (Δάϊκος, ancien nom de l'Oural)5.
La Sarmatie comprenait ainsi une grande partie des contrées de la Scythie, nom donné aux actuelles Ukraine et Russie méridionale au temps de l'expédition perse de Darius Ier en 513 avant notre ère. Selon Lucien de Samosate, le fleuve (Tanaïs) délimitait les territoires des Scythes et des Sauromates6.
La Sarmatie à l'ouest du fleuve Tanaïs accueillit la grande migration des Goths du iiie siècle. Parmi les peuples sarmates qu'ils assujettirent, on distinguait les Roxolans et les Iazyges, ainsi que la confédération celto-germanique des Bastarnes.
La Sarmatie située au nord du Caucase occupait l'espace compris entre le Pont-Euxin (mer Noire), le liman Méotide (mer d'Azov), le Tanaïs à l'ouest et la mer Caspienne à l'est ; elle s'étendait au nord jusque vers l'endroit où le Tanaïs se rapproche le plus du fleuve du Rá, soit l'actuelle oblast de Volgograd en Russie.
Histoire[modifier | modifier le code]
L'histoire des Sarmates7 est connue indirectement par les historiens grecs puis romains contemporains et grâce à de nombreux témoignages archéologiques ou toponymiques.
Mythe des Amazones[modifier | modifier le code]
Dès Hérodote, les Sarmates sont associés à la légende des Amazones : selon lui, les Sauromates descendent d'Amazones qui se seraient accouplées avec des Scythes, peuple voisin8; cette légende s'inspire peut-être de la place des femmes sauromates de rang princier dans leur société : les fouilles de leurs tombes, richement décorées et dotées d'armes, corroborent cette idée pour les vie et ve siècles av. J.-C.9. Eustathe de Thessalonique, commentant la Description de l'Univers de Denys le Périégète, et à sa suite Thomas de Pinedo, éditeur de l'encyclopédiste Étienne de Byzance, s'efforcent de réconcilier les récits historiques d'Hérodote avec ceux de Diodore de Sicile10 selon lequel les Amazones prirent le nom de « Sauromatides »11,12.
Origines[modifier | modifier le code]
Selon Hérodote13, les Sarmates protohistoriques s'allient au roi scythe Idanthyrse pour résister à l'expédition perse de Darius Ier en Scythie (v. -513). On sait que tous ces peuples parlaient des langues iraniennes[réf. nécessaire] mais on n'en sait pas plus sur leurs origines, ce qui a laissé le champ libre à diverses hypothèses allant d'une migration depuis l'Asie centrale par la steppe eurasienne durant l'âge du bronze, à une évolution sur place depuis le néolithique, l'un n'excluant pas l'autre14.
Selon Pline l'Ancien, qui cite Eudoxe (probablement Eudoxe de Cnide15), les Sarmates historiques sont un peuple riverain du Don (Tanaïs), voisin oriental des Scythes. Ils seraient donc apparus au ive siècle av. J.-C. et s'étendent depuis l'Oural au détriment des Scythes européens. C'est aux iiie et iie siècles av. J.-C. que les Sarmates supplantent ces derniers en Ukraine. Leur poussée vers l'ouest se poursuit jusqu’au ier siècle : on trouve leurs traces de la mer Baltique jusqu'à la mer Caspienne.
À partir du ier siècle av. J.-C., alors qu'ils dominent la steppe européenne, Strabon16 et Pline l'Ancien17 distinguent plusieurs (quatre ?) tribus sarmates, les Iazyges (entre le Danube et Dniepr), les Roxolans (à l'est du Dniepr), les Siraques et les Aorses (à l'est du Don).
Période romaine[modifier | modifier le code]
Certains groupes de Sarmates obtiennent de Rome le statut de fédérés (alliés pouvant résider dans l'empire contre service militaire, par fœdus, traité) pour protéger les camps situés sur la voie Agrippa sur l'axe Rome-Boulogne-sur-Mer tel que celui de Cora dans l'Yonne.
À la suite de nombreuses confrontations avec l’Empire romain, des lanciers sarmates sont recrutés par Rome au cours du iie siècle. L'intégration de ces unités auxiliaires se traduit par l’adoption de l'armement et des techniques militaires steppiques ainsi que par la création d'unités spécialisés (la colonne Trajane montre les lanciers cataphractaires sarmates en train de combattre contre leurs voisins du sud-ouest, les Daces). À partir du iiie siècle, une partie des Sarmates se soumet aux Goths. Dès lors, ils appartiennent à une coalition de peuples germaniques et non-germaniques, connue sous le nom de « culture de Tcherniakhov » (aussi appelée « culture Sânta Ana de Mureș » par les archéologues roumains). À la fin du ive siècle, sous la pression des Huns, certains groupes de Sarmates participent aux migrations et s'installent sur le territoire romain. La notice des Dignités (Notitia Dignitatum) mentionne une préfecture des Sarmates et des Taïfales en Gaule, dans la Pictonie gauloise (Pictavis gallia, l'actuel Poitou) où ils sont installés en tant que colons avec le statut de gentiles. Trois des cinq communes nommées Sermaise en France doivent leur nom à ces groupes de Sarmates.
Période des Goths[modifier | modifier le code]
Une partie des Sarmates est soumise par les Goths entre 200 et 300. Au ive siècle, les principaux groupes sarmates sont alors les Roxolans et les Iazyges de Pannonie, à la frontière romaine, et les Alains d'Ukraine et de Russie méridionale, voisins des Ostrogoths et des Taïfales.
En 376, les Sarmates de la mer Noire s'allient aux Huns pour détruire le Royaume des Goths puis participent aux invasions hunniques du ve siècle en Europe occidentale.
Culture[modifier | modifier le code]
En raison de la période et de l'aire géographique concernées, plusieurs cultures ont été attribuées aux Sauromates protohistoriques et aux Sarmates : entre autres, culture de Prokhorovka et « culture sarmate moyenne » (iie siècle av. J.-C.). Toutefois certains traits sont caractéristiques. La culture sarmate des origines semble avoir conféré aux femmes une importance égale aux hommes, du moins dans l'aristocratie guerrière. Au iie siècle, une reine sarmate, Amagê, est connue, indiquant peut-être une permanence de ce trait culturel. D’après Hérodote, les femmes sarmates suivaient leurs maris à la chasse et à la guerre, et s'habillaient comme eux18. Ils se distinguent, notamment des celtes, par leur goût pour la chair et le sang de cheval et pour le lait de jument19.
À l'époque romaine, la célèbre cavalerie lourde sarmate20 témoigne de l'importance de la culture guerrière de ce peuple.
Héritage[modifier | modifier le code]
Sur le plan militaire, et par l'intermédiaire des Goths qui furent influencés par leur mode de combat, les Sarmates seraient à l'origine de la cavalerie lourde21.
En géologie, un paléocontinent protérozoïque correspondant au socle rocheux situé au nord de la mer Noire a été appelé Sarmatia d'après le peuple des Sarmates. Les géologues et les paléo-géographes appellent « mer Sarmatique » l'étendue d'eau recouvrant, au Cénozoïque, les actuelles mer Noire, Ukraine, Sud de la Russie, mer Caspienne et mer d'Aral. Les géographes appellent « Sarmatie » la grande plaine de Pologne orientale, de Biélorussie et d'Ukraine, et utilisent l'adjectif « sarmatique » pour divers marécages comme les marais du Pripiat, biotopes, ensembles faunistiques ou forêts primaires comme celle de Bialowieza.
Le nom des Sarmates est à l'origine de nombreux toponymes. En Dacie, on leur doit le nom de la cité de Sarmizégétuse. Dans l'Empire romain d'Occident, les noms de Sermizelles (Sarmisola xiie siècle), Salmaise, Sermaise, Sermaize, Sermoise et quelques autres, qui remontent tous au nom originel Sarmatia (fundum ou villa), témoignant de la présence de Sarmates déditices en Gaule belgique et Gaule lyonnaise antiques22.
Plusieurs dénominations distinguent des peuples sarmatiques dans la bibliographie et ont elles aussi laissé des toponymes :
- Alains (en grec Ἀλανοί, dérivant de l'iranien Arya ou Yârya signifiant « nobles »23, à l'origine des toponymes de Dār-e Alān, d'Alanie du nord et d'Alanie du sud dans le Caucase) ;
- Jazygues, Iaziges, Iazyges, Lazygues, Iasses, Jasses, Jassics ou Jasones (en grec Ιάσωνες, de la racine indo-européenne Yâsia, Yârya, Yrætta signifiant également « nobles », à l'origine des toponymes Jász ou Jassie en Hongrie et Iași ou Jassy en Roumanie) ;
- Ossètes ou Ossèbes (en géorgien ოსეთი ou ოსები, autres variantes de Yâsia, à l'origine du toponyme Ossétie en Russie et Géorgie) ;
- Roxolans, Roxolanes, Roxelanes (signifiant « brillants », à l'origine des prénoms Roxane, Roxelane, Oxana…).
Un mouvement culturel polonais, appelé sarmatisme, fondé sur l'ancienne croyance protochroniste selon laquelle la Szlachta (aristocratie polonaise) descendrait en droite ligne des Sarmates, se répand de la fin du xvie jusqu’à la deuxième moitié du xviiie siècle dans la République des Deux Nations. Cette idée exerce alors une influence considérable sur les mœurs et l'idéologie de la noblesse polonaise, et influence aussi la littérature baroque sous la Rzeczpospolita.
Reprenant une thèse sur les origines historiques de la légende arthurienne24, le film Le Roi Arthur, réalisé en 2004 par Antoine Fuqua, présente une version qui fait d'un groupe d'enrôlés Sarmates les premiers chevaliers de la table ronde.
Dans les arts séquentiels, deux concurrents sarmates, disputent la Transitalique, sujet du trente-septième album des aventures d’Astérix.
Notes et références[modifier | modifier le code]
- Voir sur cette question la discussion de Pierre Petit, Traité historique sur les Amazones, vol. 1, Leyde, J. A. Langerak, , chap. XIV (« Éducation des Amazones »), p. 152-153.
- Harold Walter Bailey, Khotanese Text, Cambridge University Press 1985, p. 65 [1] [archive], (ISBN 9780521257794)
- Oleg Troubatchev cité par Alemko Gluhak (hr) Podrijetlo imena Hrvat (« Origines de l'ethnonyme "Croate" ») dans la revue Jezik, vol. 37, t. 5, 1990 [2] [archive], pages 131–133.
- Félix Ansart, professeur d'histoire au Collège Royal de Saint-Louis, Essai de Géographie Historique ancienne, Paris, Mme Ve Maire-Nyon, quai Conti N° 15, , p. 427
- Claude Ptolémée, Géographie, livre 6, chap. 14, ed. Karl Friedrich August Nobbe et Karl Tauchnitz, Leipzig 1843, vol. 2, p. 122 [3] [archive] et John Watson McCrindle, Ancient India as Described by Ptolemy, ed. Thacker Spink, Bombay 1885, page 290 [4] [archive].
- Lucien de Samosate (2015), p. 844
- K.-F. Smirnov, « Sauromates et Sarmates », Dialogues d'histoire ancienne, vol. 6, no 1, , p. 139–154 (DOI 10.3406/dha.1980.1405, lire en ligne [archive], consulté le 27 janvier 2017)
- Pellegrin 2014, p. 1719.
- Véronique Schiltz, « Les Sarmates entre Rome et la Chine. Nouvelles perspectives », Comptes-rendus des séances de l'année... - Académie des inscriptions et belles-lettres, vol. 146, no 3, , p. 845–887 (DOI 10.3406/crai.2002.22481, lire en ligne [archive], consulté le 27 janvier 2017)
- Diodore de Sicile, Bibliothèque historique, livre II, chap. 44.
- Voir sur cette question la discussion de Pierre Petit, Traité historique sur les Amazones, vol. 1, Leyde, J. A. Langerak, , chap. XIV (« Éducation des Amazones »), p. 153.
- Diodore de Sicile (trad. A. F. Miot), Bibliothèque historique, vol. 1, Imprimerie royale, , p. 485, note 101 sur le chap. XLV.
- Hérodote, Histoires [détail des éditions] [lire en ligne [archive]], livre IV, chap. 57.
- David W. Anthony, (en) The Horse, the Wheel, and the Language: How Bronze-Age Riders from the Eurasian Steppes Shaped the Modern World, Princeton University Press, (ISBN 9781400831104)
- Pline l'Ancien, Histoire naturelle [détail des éditions] [lire en ligne [archive]], livre VI, chap. XIX. Pline mentionne en réalité « Eudoxe », sans précision (Hist. nat., livre I). Eudoxe de Cnide a écrit sur l’astronomie et les zones climatériques, et son ouvrage est l'une des sources des Phénomènes d’Aratos de Soles. D'Eudoxe de Rhodes, auteur parfois nommé comme la source d'information de Pline (cf. notamment Le Grand Dictionnaire historique de Louis Moréri, vol. I, p. 1237, article « Eudoxe »), on ne sait rien que ce qu'en dit Diogène Laërce (Vies, doctrines et sentences des philosophes illustres, chap. « Eudoxe le Pythagoricien »), à savoir qu'il écrivit une Histoire. L'attribution à cet auteur des citations de Pline est donc sujette à caution ; quoi qu’il en soit, la source de Pline est bien du ive siècle av. J.-C.
- Strabon, Géographie [détail des éditions] [lire en ligne [archive]], livre VII, chap. 2 et surtout 3, § 17. Le géographe grec insiste sur le fait que ce sont des nomades, que l'on peut rencontrer « de l'Ister (Danube) au Borysthène (Dniepr) ».
- Pline l'Ancien, Histoire naturelle [détail des éditions] [lire en ligne [archive]], livre VI, chap. XIX.
- Hérodote, Histoires [détail des éditions] [lire en ligne [archive]] (Livre IV, 116)
- [Lartet 1861] Édouard Lartet, « Nouvelles recherches sur la coexistence de l'homme et des grands mammifères fossiles réputés caractéristiques de la dernière période géologique », Annales des sciences naturelles, Paris, impr. Victor Masson et fils, t. 15 « 4e série : Zoologie », , p. 177-253 (lire en ligne [archive] [sur archive.org], consulté le 27 janvier 2020), p. 197.
- M.-C. L'Huillier, « La cavalerie lourde : Marius Mielczarek », Dialogues d'histoire ancienne, vol. 21, no 1, (lire en ligne [archive], consulté le 27 janvier 2017).
- René Grousset, L’Empire des steppes, Attila, Gengis-Khan, Tamerlan, Paris, Éditions Payot, quatrième édition (première édition 1938), 1965, 620 p., p. 79.
- Carte de Didier Le Bon dans l'article de Christian Delabos : Vron 143A in : Histoire antique et médiévale n° 62, Juillet-Août 2012, p. 65.
- [5] [archive]
- Mark Adderley et Alban Gautier, « Les origines de la légende arthurienne : six théories », Médiévales. Langues, Textes, Histoire, vol. 59, no 59, , p. 183–193 (ISSN 0751-2708, DOI 10.4000/medievales.6173, lire en ligne [archive], consulté le 27 janvier 2017)
Voir aussi[modifier | modifier le code]
Bibliographie[modifier | modifier le code]
- G. Save, « Les Sarmates dans les Vosges », dans Journal de la Société d'archéologie et du Musée historique lorrain, 42e année, 1893, p. 231-238 (lire en ligne) [archive]
- Émile Chambry, Émeline Marquis, Alain Billault et Dominique Goust (trad. Émile Chambry), Lucien de Samosate : Œuvres complètes, Éditions Robert Laffont, coll. « Bouquins », , 1248 p. (ISBN 978-2-221-10902-1), « Toxaris », page 844.
- (fr) Pierre Pellegrin (dir.), Aristote : Œuvres complètes, Éditions Flammarion, , 2923 p. (ISBN 978-2081273160)
- (fr) René Grousset (dir.), L’Empire des steppes, Attila, Gengis-Khan, Tamerlan, Paris, Éditions Payot, 4e éd. (1re éd. 1938), 620 p. (lire en ligne [archive])
- Richard Brzezinsky, The Sarmatians : 600 BC–AD 450, Osprey, , 48 p..
- Iaroslav Lebedynsky, Sarmates et Alains face à Rome : Ier-Ve siècles, Ed. Maison, , 88 p. (ISBN 978-2-917575-11-6).
- Iaroslav Lebedynsky, Scythes, Sarmates et Slaves : l'influence des anciens nomades iranophones sur les Slaves, L'Harmattan, coll. « Présence ukrainienne », , 194 p. (ISBN 229609290X).
- Iaroslav Lebedynsky, Sur les traces des Alains et Sarmates en Gaule : du Caucase à la Gaule, IVe-Ve siècle, L'Harmattan, coll. « Voix du Caucase », , 223 p. (ISBN 978-2-296-55612-6).
- Véronique Schiltz, « Les Sarmates entre Rome et la Chine. Nouvelles perspectives », Comptes rendus des séances de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, , p. 845-887 (ISSN 1969-6663, lire en ligne [archive])
Articles connexes[modifier | modifier le code]
Liens externes[modifier | modifier le code]
- « Sarmates » [archive], sur Histoire du monde (consulté le 5 février 2012).
- « Taifali : troupe de reconstitution historique de l'Antiquité tardive » [archive] (consulté le 22 août 2012).