Scoperta a Cefalonia una distesa di seimila anfore antiche in fondo al mare
PUBBLICATO IL13 Dicembre 2019ULTIMA MODIFICA18 Dicembre 2019 9:12
Seimila anfore in fondo al mare. Al largo di Cefalonia, in Grecia, è stato rinvenuto un sito archeologico straordinario: un carico incredibilmente ben conservato di un naufragio romano risalente a oltre duemila anni fa.
Stiamo parlando di una distesa di anfore in terracotta utilizzate ai tempi per trasportare cibo e vino. Il relitto della nave, lunga 33 metri, è stato ritrovato grazie ad apparecchiature sonar non lontano dal porto di Fiskado, sulla costa settentrionale dell'isola. E il suo carico è perfettamente visibile, oltre a essere in straordinarie condizioni pur risalendo all'anno zero.
Scoperto un 'mare' di anfore romane: "È il naufragio più grande del Mediterraneo orientale"
La dista di anfore ricopre un'aria di trenta metri per dieci: stiamo parlando quindi di qualcosa come seimila vasi in terracotta a forma di brocca, con due manici intorno al collo stretto, con ancora i tappi che ne sigillavano il contenuto.
«Il relitto è parzialmente sepolto nel fondale sabbioso, quindi abbiamo grandi aspettative: se facessimo degli scavi, potremmo ritrovare anche una parte o l'intero scafo in legno», ha detto George Ferentinos, ricercatore dell'Università di Patrasso, convito del fatto che il naufragio di Fiskardo sia «uno dei quattro più grandi ritrovati nel Mar Mediterraneo e il più grande mai trovato nel Mediterraneo orientale», oltre che il meglio conservato.
Non lontano dal luogo del ritrovamento sono stati recentemente rinvenuti i resti archeologici di antiche case, bagni comuni, un teatro e un cimitero, con resti databili fra il 146 avanti Cristo e il 330 dopo Cristo. Questo indica che «Fiskardo era un porto importante in quel momento storico», e faceva sicuramente parte della «rotta commerciale romana che trasportava merci intorno al Mediterraneo».
Non è stato ancora deciso se i reperti rimarranno in fondo al mare, trasformandosi in un nuovo sito turistico per i subacquei, o verranno prelevati per entrare a far parte della collezione di qualche museo. Per ora i ricercatori si dovranno limitare a delle ricerche in situ, nella speranza che il mare continui a proteggere quel carico come ha fatto negli ultimi duemila anni.